Da un’indagine dell’Istituto risultano prospettive meno favorevoli per domanda e occupazione
Imprese più pessimiste a causa del peggioramento “delle condizioni dei mercati finanziari”.
Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia tra il 28 maggio e il 15 giugno 2018 presso le imprese italiane con almeno 50 addetti, “i giudizi sulla situazione economica generale sono peggiorati in tutti i settori di attività. È salita al 34 per cento (27,4 per cento tre mesi prima) la quota di imprese che ritiene che nei prossimi tre mesi il tasso di attività sarà frenato principalmente dall’incertezza riconducibile a fattori economici e politici”.
“Nel secondo trimestre del 2018 – spiega via Nazionale – il saldo fra giudizi di miglioramento e di peggioramento della situazione economica generale ha segnato una flessione, che fa seguito a quelle, più lievi, dei due trimestri precedenti. Il saldo si è deteriorato in tutti i settori (da 19,0 a – 7,6 punti percentuali nell’industria in senso stretto, da 18,1 a – 13,7 nei servizi, da 7,6 a -6,9
nelle costruzioni soprattutto per le imprese del Nord)”.
“In generale – dice la Banca d’Italia – le valutazioni complessive sulla domanda corrente sono rimaste pressoché stabili. Le attese sulla domanda, sia interna sia estera, sono invece divenute meno favorevoli. Le attese sull’occupazione sono in peggioramento, in particolare fra le imprese edili. Il saldo fra la quota di aziende che intendono incrementare l’occupazione nel prossimo trimestre e quella di chi prevede di ridurla è diminuito a 10,6 punti percentuali (da 14,4) per l’industria in senso stretto, a fronte della sostanziale stazionarietà nei servizi (a 9,3)”.
“I piani di spesa per investimenti nell’anno in corso sono risultati appena meno positivi nel confronto con lo scorso trimestre, sottolinea Bankitalia. Il saldo fra i giudizi di miglioramento e di peggioramento delle condizioni per investire è sceso (a -9,5 da 6, 5 della rilevazione di marzo), portandosi sul valore più basso dalla fine del 2014. La flessione è stata significativa in tutti i settori. Le aspettative di inflazione al consumo delle imprese sono scese di circa 3 decimi di punto percentuale su tutti gli orizzonti temporali (allo 0,9 per cento a sei mesi, 1,1 a un anno, 1,2 a due anni e 1,3 fra tre e cinque anni; risentendo della dinamica dei prezzi particolarmente moderata nei mesi precedenti l’indagine; la flessione è risultata lievemente più accentuata per le aziende dell’industria in senso stretto. Il costo dei fattori produttivi (materie prime, manodopera e input intermedi) continua a rappresentare il principale fattore di stimolo all’aumento dei prezzi, mentre le pressioni della domanda vi influirebbero marginalmente”.
Per quanto riguarda i servizi: “il saldo fra le attese di miglioramento e quelle di peggioramento delle proprie condizioni operative nel breve termine è divenuto negativo (da 8,7 a – 1,5). Le attese sono risultate meno favorevoli, nel confronto con la precedente rilevazione sono passate da 24,4 a 19,1. Le attese a 12 mesi sulla variazione dei propri prezzi di vendita si sono appena ridotte, 0,7 per cento, da 0,8. Rispetto alla rilevazione di marzo, la variazione sull’anno precedente dei prezzi di vendita è stata più contenuta, 0,6 per cento”.
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