“Il PNRR sul quale siamo chiamati oggi ad esprimere una valutazione ha subito, dalla prima stesura, profonde modificazioni. In particolare, nel documento che ci è stato proposto, la parte relativa allo sviluppo del settore privato è stata a nostro avviso ingiustamente ridimensionata e sottovalutata. Si tratta di una rimodulazione che non ci trova d’accordo, considerato l’impatto della crisi pandemica sulle imprese: secondo i dati di Contabilità nazionale, nel 2020 il settore del Commercio, Alloggio e Ristorazione è stato quello più colpito dalla recessione pandemica, segnando un crollo del valore aggiunto quasi doppio rispetto alla media nazionale”.
Così il Segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni, in audizione alla Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame della Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza presso le Commissioni riunite V Bilancio, X Attività produttive e XI Lavoro.
“Le difficoltà del comparto sono legate all’eccezionale caduta dei consumi delle famiglie innescata dalla crisi pandemica, ridotti di 105 miliardi nel 2020. Per il turismo, invece, si stima una perdita complessiva di circa 90 miliardi di fatturato, con grande sofferenza soprattutto delle città d’arte. Crisi settoriali estese riguardano poi le filiere ricreative e culturali, oggi poste nell’impossibilità di operare”.
“Il PNRR deve considerare la natura sempre più concentrata che la recessione pandemica sta assumendo. Per molti settori c’è il rischio concreto di una permanente distruzione del potenziale produttivo: se ne comincia ad avere testimonianza nella fortissima perdita dei valori di avviamento (in alcuni casi valutata nell’ordine del 50%) che stanno registrando gli esercizi e le gallerie commerciali nonché tutta l’accoglienza turistica. Le risorse del PNRR dovranno essere destinate al contrasto dei fenomeni di distruzione settoriale oggi in corso, senza disperderle. Nel corso del 2020 i provvedimenti presi per contrastare gli effetti economici della pandemia hanno incluso anche una miriade di bonus. Quasi 7 miliardi di risorse, includendo cashback e lotteria degli scontrini, che potevano essere meglio finalizzate”.
“Sono necessari interventi per il riequilibrio concorrenziale, andato in default per il commercio nel 2020, visto che l’online ha operato in regime di monopolio. E anche per quanto riguarda la rigenerazione urbana, è necessario prevedere sostegni alle imprese di vicinato, che sono il polmone verde della nostra economia distributiva. Serve un cambio di passo anche sul fronte lavoro. Il prolungamento della cassaintegrazione e del blocco dei licenziamenti ha congelato la situazione. Bisognerà passare dalle politiche passive del lavoro a quelle attive, allargandole anche ai lavoratori indipendenti. Servono più flessibilità, meno oneri, nuove regole per il tempo determinato, ed una riflessione sulla produttività del lavoro agile”.
“Bisogna accompagnare le imprese verso un consolidamento patrimoniale ed in un percorso di miglioramento della produttività, anche e soprattutto attraverso formazione e digitalizzazione. E occorre preoccuparsi e valutare il fatto che tantissime di queste imprese non avranno più la forza né le condizioni di mantenersi all’interno del mercato. Per questi imprenditori e per i lavoratori e i collaboratori, in queste imprese occupati, dovranno essere predisposti efficaci piani di riconversione. Purtroppo, riteniamo che il PNNR sia carente sotto il profilo della formazione continua sia per i lavoratori subordinati che per gli autonomi. Un tema che sarà particolarmente importante per il mantenimento dei livelli occupazionali appena cesserà il blocco dei licenziamenti”.
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